Vini di natale: prodotti di cui il mercato non ha bisogno

Quando, come ogni anno,  arriva il natale, molte persone, magari spinte da buoni intenti, pensano di farti il regalo intelligente o, meglio ancora, esclusivo.

Fedele all’assunto “si dice il peccato ma non il peccatore” oggi Vi voglio raccontare di un regalo ricevuto da un conoscente (mai abusare del termine “amico”) che, visto che mi occupo di vini, ha ben pensato di farmi un omaggio enologico (se mi avesse regalato dei calzini, che cominciano a scarseggiare nel mio cassetto,  lo avrei gradito molto di più).

Aperta la scatola e non conoscendo il produttore, prima ancora di esaminare le bottiglie apro la “brochure” allegata, così come faccio sempre con le istruzioni quando compro qualcosa in quel noto mobilificio svedese !

 

La “produzione” si compone di ben sei vini il cui nome evoca un animale da cortile coniugato in diverse colorazioni.

Scopro così che i bianchi sembrano rinviare a noti vitigni veneti mentre i rossi sembrano provenire da vitigni tipici del Piemonte.

Già questo, confesso, mi disturba in quanto non trovo degno di un mercato maturo, quale quello italiano, di allocare sotto uno stesso marchio commerciale vini provenienti da regioni diverse.

Almeno i produttori di vino nel cartone hanno la creanza di non indicare né vigneti né provenienza ma, per citare il comico, dicono solo “vino rosso” !

Approfondendo la lettura del volantino scopo poi che, oltre alla dovizia di aggettivi quali “etereo”, “intenso” ma anche “austero” e “persistente” scopro anche che alcuni hanno fatto un affinamento “in bottiglie coricate”  come se vi fossero anche affinamenti in bottiglie “in piedi” !

Ma se tutto ciò non bastasse, il colpo di grazia, per un appassionato, ma anche investitore, di grandi vini rari, lo subisco quando leggo: “bottiglie numerate” (e peraltro, in base ai numeri riportati, in serie limitatissime che, al confronto, il San Walfredo di Antinori del 2016 è un prodotto industriale !)

A questo punto sbotto e mi, e Vi, faccio una domanda:  ma abbiamo bisogno di vini simili ?

Dopo le notizie degli espianti di vigneti a Bordeaux come non ci fosse un domani, dopo tutti i proclami in forza dei quali il mercato del futuro sarà ridotto nei numeri ma di più alta qualità, esiste ancora qualche commerciante (perché non è corretto parlare di produttore) che imbottiglia vini prodotti da altri in regioni diverse, sotto lo stesso logo avendo anche l’ardire di connotarlo come prodotto d’elité in quanto le bottiglie sono numerate ?

Letto al contrario si potrebbe dire: e per fortuna che non ne ha fatte altre !

Se è giusto e democratico che esista il prodotto vino da tavola imbottigliato nel cartone (anche se non sono d’accordo) non credo che continuare a proporre prodotti come quello che ho descritto sia un bene per il mercato dei vini italiani che invece si deve connotare per una esaltazione dei territori e dei produttori che vinificano ed imbottigliano i propri vini.

Ed io intanto dovrò andare a comprami i calzini da solo !